Domande e risposte sull’Esperanto

Ogni lingua riflette la tradizione, la cultura di un popolo, sia esso numeroso o esiguo come numero di parlanti. Per questo le lingue ancora viventi, (valutate al momento tra le 6.000 e le 10.000), rappresentano uno dei più ricchi patrimoni dell’Umanità, che andrebbe in qualche modo preservato.

Tuttavia, fin dai tempi antichi, per lo sviluppo del commercio, per la diffusione della scienza e della cultura in generale, per le esigenze diplomatiche, politiche e militari, i popoli della Terra hanno sentito il bisogno di comunicare tra di loro. Lingua franca è diventata ogni volta la lingua del popolo dominante, quindi destinata a cambiare con le alterne vicende storiche.

Tralasciando i tanti esempi di lingue “inventate” nei secoli precedenti, in genere destinate all’uso in campi specifici (alchimia, magia, ecc.), troviamo la prima proposta di lingua internazionale nel XVII secolo, ad opera di Descartes. Seguirono innumerevoli tentativi, alcuni particolarmente curiosi, come il solresol (XIX sc.), lingua che poteva essere anche suonata, giacché le sue parole erano formate dalle infinite possibili combinazioni delle note musicali. Un notevole successo, ma di breve durata, riscosse il Volapük, del tedesco Schleyer. Anche nel ‘900 sono state proposte alcune lingue, erroneamente dette “artificiali”, per l’uso internazionale, come il Novial, l’Occidental e il Latino sine flexione, del grande matematico piemontese G. Peano.

Di tutti i progetti di lingua ausiliaria per i rapporti internazionali proposti nel corso dei secoli, l’unico diventato lingua viva, con la stessa capacità espressiva delle lingue nazionali, è l’esperanto, del medico polacco Ludovico Zamenhof (1859-1917).

Sono molte le domande che ci possiamo porre sull’argomento lingua ausiliaria internazionale, esperanto, ecc. Proviamo qui a dare risposte sintetiche alle più frequenti:

  • E’ proprio necessaria una lingua ausiliaria per l’uso internazionale?

  • Il mondo è ormai diventato un “villaggio globale”, dove i sempre più intensi rapporti commerciali, culturali, scientifici, politici , turistici, ecc. impongono l’uso di una lingua comune. Questo ruolo è ora svolto dall’inglese.

  • Ma, se c’è già l’inglese, non è risolto il problema?

  • Contro l’uso di una lingua nazionale per i rapporti internazionali ci sono valide obiezioni: vengono privilegiate alcune nazioni a scapito di tutte le altre, l’apprendimento di tale lingua richiede un forte investimento di tempo e denaro, le lingue “escluse” vengono gradualmente inquinate, ecc.

  • Perché l’esperanto è una valida alternativa all’inglese?

  • Perché non appartiene a nessuno e, quindi, appartiene a tutti; inoltre, chiunque lo può imparare in pochissimo tempo e con minima spesa.

  • Che cosa rende l’esperanto così facile da imparare?

  • L’assoluta regolarità e razionalità della sua grammatica e il lessico, formato da radici presenti in molte lingue.

  • Ma è veramente usato, l’esperanto?

  • Nel corso di 125 anni di vita si è formata nel mondo una comunità che usa normalmente l’esperanto in tutti i campi di attività a livello internazionale: scambi turistici, stampa periodica, produzione letteraria, trasmissioni radio, concerti musicali, convegni culturali, festival giovanili, corsi universitari.

  • Se l’esperanto non è la lingua di nessun popolo, come è nata la sua letteratura?

  • Per saggiare e dimostrare la capacità espressiva della sua lingua, lo stesso Zamenhof si cimentò fin dall’inizio nella creazione poetica e nella traduzione di capolavori letterari da diverse lingue. Tale esempio fu imitato nei decenni successivi da moltissimi scrittori, per cui oggigiorno si leggono in esperanto, in tutto il mondo, opere di Dante, Cervantes, Dumas, Shakesperare, Goethe, Manzoni, García Lorca, Goldoni, Puškin, ecc, come pure la Bibbia e il Corano. La letteratura originale, particolarmente ricca nella poesia, riflette una cultura sovranazionale, l’appartenenza ad una comunità di uomini e donne che si riconoscono al di là delle frontiere.

  • Ma, allora, perché l’esperanto non viene insegnato nelle scuole?

  • La storia dell’Umanità ci insegna che, perché un’idea attecchisca, non basta che sia buona; soltanto la potenza militare, la supremazia politica o la forza del denaro possono favorire la diffusione, in poco tempo, di una qualunque idea. Solo un numero importante di potenziali elettori sensibili al problema potrà indurre la classe politica a cercare una soluzione democratica alla questione linguistica nei rapporti internazionali.

  • Dove si può imparare l’esperanto?

  • Il Centro Esperanto di Torino (www.esperanto.torino.it) organizza ogni anno corsi di lingua tradizionali (16 lezioni con cadenza settimanale) e seminari intensivi di un’intera giornata. Ma anche su Internet sono reperibili corsi, con assistenza di tutori per posta elettronica.

  • Cos’altro offre il Centro Esperanto di Torino.

  • Settimanalmente, nella sede di via Garibaldi, 13 (presso il Centro Studi Sereno Regis, sala Gandhi, pianterreno), hanno luogo incontri per soci, simpatizzanti e curiosi. La biblioteca del Centro mette a disposizione dei soci centinaia di opere originali e tradotte. Saltuariamente, visitatori stranieri di passaggio in città sono ospiti del Centro.

Per ulteriori informazioni:

www.esperanto.itwww.esperanto.netwww.esperanto.torino.it

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