I 100 anni del Centro Esperanto di Torino

Domenica 15 dicembre, nella sua sede di via Garibaldi 13, il Centro Esperanto di Torino ha festeggiato l’importante traguardo di 100 anni trascorsi dalla sua costituzione ufficiale nel 1913.

E’ stata l’occasione per ripercorrere le tappe più salienti dell’ormai lunga storia del movimento esperantista in città, nonché per ricordare le tante figure, dai primi pionieri fino agli esponenti delle ultime generazioni, che con il loro lavoro appassionato hanno acceso e mantenuto viva, sotto la Mole, la fiamma del nobile ideale in favore della piena comprensione reciproca e pacifica convivenza tra le nazioni.

In realtà, i rapporti tra il capoluogo piemontese e la Lingua Internazionale proposta da Lazaro Ludovico Zamenhof nel 1887 erano iniziati molto prima; e non solo grazie a singoli cittadini dallo spirito aperto, attenti alle pulsioni pacifiste e universalistiche venute da oltre frontiera, ma anche da parte di personaggi assai noti del mondo della cultura e della scienza. Primo tra tutti Edmondo de Amicis, che aveva dato alla luce la sua opera più nota, Cuore, appena un anno prima della nascita dell’Esperanto e che si espresse sempre in termini convintamente favorevoli nei confronti del medesimo. Altrettanta attenzione fu riservata all’Esperanto da parte di Giuseppe Peano, insigne matematico e docente presso il Politecnico di Torino il quale, tuttavia, nel 1903 optò per proporre una soluzione diversa al sentito problema dell’intercomprensione a livello internazionale, lanciando il suo Latino sine flexione, versione semplificata del latino classico, destinata però a brevissima vita.

I primi passi del neonato Centro Esperanto non furono facili, dato il clima di tensioni tra nazioni europee che, da lì a poco, avrebbero scatenato la Prima Guerra Mondiale. In un tale clima, però, diventa anche più evidente e meritoria l’attività di coloro che si adoperano per facilitare i rapporti tra nazioni e culture, come proprio in quegli anni fece l’Associazione Mondiale di Esperanto, fondata nel 1908, dalla sua sede nella neutrale Svizzera; la sua opera di intermediazione per facilitare lo scambio di corrispondenza e di pacchi tra i due fronti contendenti fu da tutti altamente apprezzata. Infatti, finita la guerra, presso la Lega delle Nazioni, (antesignana dell’attuale ONU) fu presentata una proposta per l’adozione dell’Esperanto come lingua di lavoro transnazionale; proposta non accolta per l’opposizione decisa della Francia, tesa a salvaguardare il ruolo di lingua della diplomazia allora spettante al francese.

Nel 1919 si costituisce a Torino l’Associazione Italiana Ferrovieri Esperantisti, oggigiorno attiva dalla sua sede di Bologna.

A partire dagli anni ’30, in Europa gli esperantisti iniziano ad essere perseguitati dai regimi nazionalisti di Hitler e Stalin; il primo riteneva che lo scopo dell’Esperanto fosse quello di “fornire una lingua comune alla diaspora ebraica” e il secondo ebbe a definirlo come “la lingua delle spie”. Curiosamente, nello stesso periodo, il regno d’Italia attuò politiche di promozione turistica tramite volantini in varie lingue, tra le quali anche l’Esperanto.

Passato il secondo, sanguinoso, cataclisma mondiale, a Torino l’attività esperantista riprende con nuovo vigore, sostenuto dalla profonda convinzione che solo uno strumento linguistico neutrale e di facile apprendimento per tutti potrà far sì che, grazie al contatto diretto con informazioni non manipolate da altri, i popoli del pianeta imparino gradualmente a convivere in pace e creativamente.

Ai corsi organizzati nella sede del circolo locale e in diverse istituti scolastici, si affiancano quelli presso l’Università Popolare di Torino, frequentati da un crescente numero di persone.

Dai frequenti contatti con esperantisti di altre latitudini, sia in Italia sia all’estero, in occasione di incontri di vario genere (festival giovanili, congressi, campeggi, singoli viaggi, ecc.) nascono numerosi matrimoni internazionali, caratterizzati da non frequente e assoluta stabilità; ovvia e gradita conseguenza sono i figli nati e cresciuti con l’Esperanto come lingua madre, assorbita parallelamente all’italiano e alla lingua del genitore “straniero”.

Nel 1964 anche la Fiat scopre le potenzialità dell’Esperanto e, attraverso dépliant e cataloghi illustrati, incomincia a usarlo per la promozione dei propri prodotti nei paesi la cui lingua ufficiale, di limitata diffusione, non giustifica la stampa nella stessa. Alla diffusione in loco del materiale promozionale provvede la rete esperantista locale.

Gli anni ’80 si caratterizzano per la frequente organizzazione a Torino di eventi artistici di livello: due concerti lirici con cantanti professionisti del Teatro dell’Opera di Sofia, portatori di un ricco repertorio classico tradotto in lingua internazionale, cinque concerti rock a carico di un complesso scandinavo, un concerto di musica pop con esibizione di un gruppo olandese e due pièce drammatiche originali in Esperanto, proposte da una troupe francese.

Vengono anche organizzate mostre divulgative in diversi luoghi della città; particolare successo di visitatori riscosse quella dal titolo “Apriamo le finestre sul mondo”, ospitata per un’intera settimana nella prestigiosa sede de “Gli antichi chiostri” in via Garibaldi.

Dagli anni ’90 in poi sempre più numerosi sono i giovani torinesi che usufruiscono del “Pasporta Servo” (Servizio Passaporto), iniziativa dell’Organizzazione Giovanile Esperantista Mondiale (TEJO), che permette di viaggiare, con minima spesa, in tantissimi paesi dei cinque continenti, godendo dell’ospitalità di famiglie esperantiste. Un turismo non superficiale, che permette di acquisire una dettagliata, profonda, conoscenza della gente il cui paese si visita.

Si realizza così, a piccola scala per ora ma con intensità ed estensione naturalmente crescenti, il sogno di Ludovicco Zamenhof: garantire a tutti, dovunque ci si trovi nel pianeta, il diritto di comunicare con tutti. Semplicemente.

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