Raccogliamo qui, sperando di far piacere ai lettori, una nuova serie di lettere che hanno proseguito la discussione partita dalla lettera La torre di Babele e proseguita sia su La Stampa, sia sul nostro sito con numerosi commenti, sia attraverso altri canali esperantisti.
Esperanto Artificiale – Le Altre Lingue No
da Lettere dei Lettori sul quotidiano La Stampa del 11 gennaio 2011
In merito alla discussione sulla lingua Esperanto (come da Editoriale del lettore di venerdì scorso) , mi sembra giusto ricordare che non è vero che tutti gli idiomi del mondo sono artificiali. La differenza fondamentale fra l’Esperanto e le altre lingue è che il primo è stato creato a tavolino dal polacco Zamenhof alla fine dell’Ottocento, mentre le lingue attualmente parlate nel mondo sono state create dai popoli.
Giusto ricordare che l’Esperanto ha sviluppato una propria letteratura, ma in quanto lingua artificiale non avrà mai la ricchezza culturale che ci viene dallo “spirito del popolo”.
Penso alla bellezza dei modi di dire tratti dalla vita agricola di cui è ricchissima la lingua italiana o il tedesco. Questi modi di dire in Esperanto potranno essere soltanto tradotti, ma saranno sempre un’imitazione.
Mirko Baglione
Tematiche linguistiche su media
da INFORMAZIONE ESPERANTO 2011 – IE 2011 / 2
Nota TDC
Il medico Ismael della Comunità Valenziana che venerdì scorso (7/1) lanciava il suo S.O.S. contro l’eccesso di “investimento linguistico”, a quanto pare viene da varie parti dissuaso dall’attendere la scialuppa di salvataggio esperanta. Infatti: “chi” gliela sconsiglia perché “artificiale”,( quindi meno sicura di un “naturale” tronco galleggiante); “chi” realisticamente lo avvisa di attrezzarsi per un “investimento” ancora più gravoso, vale a dire il probabile ingoio degli … ideogrammi ! Esempio notevole della scarsa efficacia delle “raccomandazioni Unesco”, secondo cui sarebbe saggio diffondere capillarmente l’Esperanto per elementare vantaggio dell’Umanità. In analogia a parecchi dettami dell’Onu per la … Pace, vista la palpabile attualità della favola del Lupo e dell’Agnello. Tuttavia poiché si dice, in altra Lingua a suo tempo “internazionale” : “Spes ultima Dea” oppure… “One should never lose Hope”, o, da noi, “La speranza è l’ultima a morire”, va accolta la nuova voce in argomento su “La Stampa” di oggi 2011 01 13, a pag. 38, che segue.
Consiglio amichevole e puntuale per vedere oltre le corteccie.
TDC 2011 01 13
Esperanto: Entrateci Attraverso Internet
da Lettere dei Lettori sul quotidiano La Stampa del 13 gennaio 2011
Qualunque dibattito sulla “artificialità” dell’Esperanto di fronte alla “naturalità” delle lingue etniche diventa superfluo una volta appurata la realtà; rappresentata da una vastissima comunità di persone che usano la lingua internazionale in tutti i campi. Una realtà che, grazie a Internet, chiunque voglia andare oltre la corteccia delle cose ora può verificare comodamente da casa, proponendo semplicemente la parola ESPERANTO a un motore di ricerca.
Pedro Aguilar Solà
Brevi considerazioni su artificialità ed Esperanto
Tutte le lingue etniche, nel momento stesso in cui vengono adottate da uno stato, diventano un indispensabile strumento di potere (si veda LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica, Anno 2, n. 3, dicembre 2010),
gelosamente controllato e artificialmente protetto (sistema scolastico, editoria didattica, ecc).
Chi apprende una seconda lingua (L2) lo fa mettendo in atto un processo cosciente di imitazione
valendosi di mezzi artificiali quali grammatiche, dizionari, programmi didattici più o meno sofisticati, ecc.
Chi apprende la L2 non si spoglia comunque della propria cultura; all’opposto la travasa nella L2 assieme al proprio immaginario. L’inglese come L2 ha più parlanti (imitatori) di quanti (imitati) ne abbia come L1. L’Esperanto è e rimarrà sempre una L2, ma in più di 120 anni ha maturato un proprio stile e una propria fraseologia. Per verificare è sufficiente cliccare http://esperanto.torino.it o partecipare al 78° Congresso Italiano d’Esperanto che avrà luogo a Torino, Villa Gualino, dal 20 al 27.08.2011.
Con i migliori saluti,
Fabrizio A. Pennacchietti
Stimata “La Stampa-Lettere” !
Guardare il dito che la indica, anziché la Luna che andrebbe … ammirata ! Sì, talora succede !
Sull’Esperanto è di nuovo in corso un pinpong capogirizzante, se sia lingua “artificiale” oppure ” naturale”. Ma il dilemma non dovrebbe essere così atroce, perché va ritenuto affrontato (e già risolto) fin dal 1979 quando l’Unesco (mica baubau-miciomicio) emise l’auspicio a “tutti” i governi associati , di inserire l’Esperanto nei propri ordinamenti scolastici.
Può l’Unesco aver fatto tale incitamento solo perché “comprato” da profittatori o, ad occhi chiusi, per un linguaggio ausiliare inabile a demolire Babele?
Con questo si potrebbe ritenere concluso il mio scritto, però….- aggiuntivamente – ricorderei che la differenza fra Esperanto “artificiale” (questa parola include anche significati positivi: la parete sistina di Buonarroti fu opera artificiale, cioè … “fatta con somma arte”) e la “naturalità” delle innumerevoli lingue “naturali” consiste nella incessante fluttuazione di queste ultime secondo l’uso che ne fanno i loro “utenti”, mentre l’Esperanto è ancorato in modo “geniale” (l’Unesco definisce Zamenhof “benefattore dell’Umanità”) a 16 regole fondamentali che lo fanno intangibile
nel tempo e nello spazio, eppure splendidamente malleabile.
Quanto ai “modi di dire” – penso alla lettera dell’11/01, del signor Mirko – che l’Esperanto non saprebbe se non tradurre pedissequamente, annientandone il profumo originale, mi sembra un addentrarsi daccapo in dispute utili – come diceva Marianini – “per begli spiriti in boschi folti”, sfocianti in ulteriori dimenticanze dell’attenzione richiesta dall’Unesco.
Oltre a libri e club (reperibili a volenterosi), oggi soprattutto c’è … “Internet”( con corsi autodidattici, radioemissioni italiane, vaticane, cubane, polacche, cinesi (quotidiane!), e quindi chi volesse dissipare suoi eterni dubbi sulla angosciante “artificialità” di questa lingua, non rinunzi a farlo ( magari … con un po’ di sano “fai da te”! ).
Finisco col ricordare la significativa adesione all’Esperanto di un grande Europeo, Jules Verne, che nell’ultimo suo incompiuto romanzo “Viaggio di studio” ( di cui proprio “la Stampa” del 1995 05 10 – grazie a G.Bosco – mi rivelò la postuma .pubblicazione.) immagina una diffusione della lingua internazionale nel continente africano. Acutamente Verne vi racconta, che … quanti ostacolavano la diffusione dell’Esperanto fra quelle popolazioni, si prodigavano invece a favorire incessanti dibattiti e vivaci tavole rotonde su di esso, onde rallentare il più possibile una
comune acquisizione di … chiarezza.
Ma qui, adesso, c’è l’apprezzamento dell’Unesco, branca culturale dell’ONU !
Quindi che cosa aspettano i governanti, specialmente quelli dell’UE, a sollevare il buon Medico Valenziano, i 400 milioni di Europei (e di riflesso me e quanti altri) dagli “investimenti” linguistici, cominciando ad accettare la lingua Esperanto a Bruxelle, accanto alle attuali 3 lingue ufficiali (Inglese, Francese e Tedesco), che pongono tutte le altre in stato di inferiorità ?
Provino ! e vedano se la gente, autorizzata (e motivata !) ad usarla , la rigetterà !
Grato attenzione offèrtami e con assicurate letture
Carlo Geloso