Discorso di L. L. Zamenhof, iniziatore dell’Esperanto, all’apertura del I congresso mondiale

(Boulogne-sur-Mer, Francia, agosto 1905)

(estratti scelti)

Nella più remota antichità, che già da lungo tempo è svanita dalla memoria degli uomini e di cui nessuna storia conserva il benché minimo documento, la famiglia umana si frantumò e i suoi membri cessarono di comprendersi fra di loro. Fratelli creati tutti secondo la stessa immagine, fratelli che tutti avevano uguali idee e uguale Dio nei loro cuori, fratelli che dovevano aiutarsi l’uno con l’altro e lavorare concordemente per la felicità e la gloria della loro famiglia, quei fratelli diventarono del tutto estranei fra di loro, si dispersero, forse per sempre, in gruppetti nemici e fra di loro incominciò un’eterna guerra. Nel corso di molti millenni, nel corso di tutto il tempo che la storia umana ricorda, quei fratelli non hanno fatto che combattersi e nessuna comprensione era affatto possibile fra loro. Profeti e poeti sognavano di un felice, nebuloso, lontanissimo tempo futuro, in cui gli uomini avrebbero ripreso a comprendersi e di nuovo si sarebbero riuniti in una sola famiglia; ma si trattava solo di un sogno. Si parlava di ciò come di una dolce fantasia, che nessuno prendeva sul serio, cui nessuno credeva.

E ora, per la prima volta, il sogno di millenni comincia a realizzarsi. Nella piccola città della costa francese sono convenuti uomini delle più diverse terre e nazioni; ed essi s’incontrano non come muti e sordi, ma si comprendono l’un l’altro, si parlano l’uno con l’altro come fratelli, come membri di una sola nazione.[…] Nel nostro convegno non ci sono nazioni forti e nazioni deboli, privilegiate e non privilegiate, nessuno si umilia, nessuno si sente inferiore; noi tutti siamo su un fondamento neutrale, noi tutti abbiamo gli stessi identici diritti; noi tutti ci sentiamo membri di una sola nazione, membri di una sola famiglia, e per la prima volta nella storia dell’umanità noi – membri dei più diversi popoli – stiamo l’uno accanto all’altro non come stranieri, non come concorrenti, ma come fratelli che, non imponendo l’uno all’altro la propria lingua, si comprendono tra loro, non hanno sospetto l’uno dell’altro per una oscurità che li divide, si amano l’un l’altro e si stringono la mano non ipocritamente, come straniero a straniero, ma nella sincerità, come uomo a uomo. […]

Ci siamo riuniti oggi per mostrare al mondo, con fatti irrefutabili, ciò che il mondo fino ad oggi non voleva credere. Mostreremo che l’intercomprensione tra persone di nazioni diverse è pienamente raggiungibile, che per questo non è affatto necessario che un popolo umili e inghiotta un altro, che le barriere tra i popoli non sono affatto un che di inevitabile ed eterno, che l’intercomprensione fra creature della stessa specie non è un sogno fantastico, ma un fenomeno perfettamente naturale che è stato solo troppo differito a causa di circostanze assai tristi e vergognose, ma che presto o tardi doveva verificarsi e alla fine si è verificato […]

Dopo molti millenni di sordo-mutismo e lotta reciproci, ora a Boulogne-sur-mer inizia di fatto in massimo grado la comprensione e l’affratellamento reciproci dei membri delle diverse nazioni dell’umanità; e una volta partito, tale processo non si fermerà, ma proseguirà sempre e sempre più forte, finché le ultime ombre del buio eterno si dissiperanno per sempre. […]

Prendiamo piena coscienza dell’importanza di questo giorno, perché oggi, tra le ospitali mura di Boulogne-sur-mer, non sono convenuti francesi con inglesi, non russi con polacchi, ma uomini con uomini!

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